Chiese ortodosse in Italia: una bussola

Le Chiese ortodosse e la loro presenza in Italia: una bussola.

Chiese ortodosse pre-calcedoniane

Le Chiese ortodosse pre-calcedoniane, o ortodosse antico-orientali, sono un gruppo di chiese di antiche origini staccatesi nel concilio di Calcedonia, nel 431, rappresentano quindi un ramo del cristianesimo ortodosso non legato culturalmente né all’ambiente slavo né a quello greco, anche se accomunate dall’influenza ellenistica. Un tempo lontane espressioni di un cristianesimo alternativo, che appariva agli occhi occidentali arcaico ed esotico, le Chiese pre-calcedoniane sono oggi presenti con le loro parrocchie in Italia in maniera significativa. Nonostante le diaspore diffuse e i profondi mutamenti geopolitici della regione, queste Chiese hanno base a tutt’oggi nelle regioni che erano ai confini dell’impero bizantino: Armenia, Siria, Egitto, India meridionale, Etiopia ed Eritrea.

La Chiesa armena è quella più settentrionale ed è retta da un katholicos con sede a Ečmiadzin; fa risalire le sue origini al 301 ed è di fatto la Chiesa di Stato della neonata repubblica armena, con tre milioni d’abitanti. Uscita profondamente ridimensionata la presenza storica del cristianesimo armeno in Turchia, a seguito del genocidio, questa Chiesa conta oggi circa 6 milioni di fedeli armeni sparsi per il mondo. È presente ufficialmente in Italia con sole tre sedi, di cui la principale a Milano.

La Chiesa siro-giacobita ha base in Siria occidentale, sebbene le sue antiche origini storiche e i suoi monasteri maggiori siano collocati in Siria orientale. A causa dell’instabilità politica di questa regione, costantemente coinvolta in conflitti e tensioni diplomatiche e religiose, questa Chiesa è in costante declino; si contano oggi a Damasco non più di duemila fedeli, mentre molti altri sono sparsi in occidente.

Ben più numerosa la popolazione cristiana dell’India meridionale, che però è divisa fra due Chiese ortodosse (una delle quali legate alla Chiesa sira), oltre che diverse Chiese sorte a seguito dell’attività missionaria occidentale, tre protestanti e quattro cattoliche.

Benché sia da secoli la minoranza religiosa di un Paese islamico, e nonostante sporadici episodi di violenza, l’autorevole Chiesa ortodossa copta gode di buone condizioni e di rapporti favorevoli con lo Stato e all’estero, grazie alla sapiente politica ecumenica dei suoi ultimi patriarchi. Conta circa 7 milioni di fedeli in Egitto, corrispondenti a circa il 10% della popolazione locale, senza contare gli immigrati. La lingua liturgica è l’antico copto, considerata la lingua dei faraoni, che già dal IX secolo convive con l’uso dell’arabo. La Chiesa copta egiziana ha sedi nelle maggiori città italiane ed particolarmente diffusa in Campania e in Lombardia (nelle cui province da diversi decenni risiedono cospicue comunità egiziane).

Le Chiese ortodosse tewehedo, quella eritrea e quella etiope, per lungo tempo legate alla giurisdizione copta, sono di gran lunga le Chiese pre-calcedoniane più numerose, oltre che quelle dal corpus dottrinario e dai culti più originali: più lontane anche dall’influenza ellenistica, conservano infatti tradizioni risalenti al giudaismo veterotestamentario, a culti tribali, a rituali e prescrizioni alimentari di origine biblica ed ebraica. Contano più di 40 milioni di fedeli ed hanno una clero e una comunità monastica fiorenti. Sono presenti anche in occidente, e in particolar modo nello Stato di cui furono colonie, l’Italia. Qui sono presenti una decina di parrocchie stabili, in maggioranza eritree (la sede principale è a Roma), molte delle quali di recente formazione. Da queste Chiese sono sorte inoltre diverse comunità cristiane caraibiche, a seguito della tratta degli schiavi africani.

Chiese ortodosse caledoniane

Le Chiese ortodosse est-europee, dell’area greco-balcanica e in misura maggiore slava, sono oggi le giurisdizioni religiose ortodosse più numerose e diffuse nel mondo, in particolar modo nell’Europa (mediterranea orientale, centrale ed occidentale), nell’Asia russa e in misura minore in America settentrionale e Australia.

Il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, pur considerato il centro spirituale dell’ortodossia calcedoniana, è oggi una delle Chiese più piccole: conta circa 3,5 milioni di fedeli sparsi in Turchia, Grecia, Europa occidentale, America e Australia. E’ il Patriarcato che vanta la presenza più antica in Italia e un dialogo duraturo con le istituzioni politiche italiane e la Chiesa cattolica. L’Arcidiocesi ortodossa d’Italia e Malta, conta circa sessanta parrocchie stabili, diverse missioni, sette monasteri e una cattedrale, San Giorgio dei Greci a Venezia. Nonostante l’Arcidiocesi riprenda la vocazione ecumenica della sua Chiesa, le sue parrocchie, un tempo le uniche sedi ortodosse diffuse estesamente sul territorio italiano, sono oggi prevalentemente frequentate dagli immigrati di nazionalità o origini greche, che in patria sono invece legati prevalentemente alla Chiesa autecefala greca.

Sono anche detti melkiti (“fedeli all’impero”), con un termine attribuito dalle Chiese monofisite ai cristiani calcedoniani, gli altri tre antichi patriarcati dell’impero, usciti profondamente ridimensionati del dominio arabo ed ottomano:

Patriarcato di Alessandria, secondo dopo Patriarcato di Costantinopoli nella gerarchia delle Chiese caledoniane in comunione, con giurisdizione sul continente africano e sull’isola di Malta oltre che sull’Egitto, dove convive come minoranza cristiana con la chiesa pre-calcedonese copta.

Patriarcato di Antiochia, con sede principale a Damasco, possiede circa 3 milioni di fedeli di cui la maggioranza vive in diaspora. E’ anche per questo fra le Chiese più aperte al dialogo ecumenico ed interreligioso, oltre ad essere il punto di riferimento degli ortodossi di lingua araba anche oltre la sua area di giurisdizione.

Patriarcato di Gerusalemme, conta circa 300000 fedeli nell’area della Giordania e di Israele, molti dei quali immigrati a causa dell’instabilità politica della popolazione araba e cristiana nella regione. In contrasto con Antiochia, è nota per una impostazione teologica radicalmente conservatrice; le sue gerarchie ecclesiastiche e monastiche sono di lingua greca, sebbene i suoi fedeli siano in gran parte arabi.

La presenza ufficiale di fedeli e di chiese in Italia legate a questi Patriarcati è scarsa (si tratta prevalentemente rappresentanze a Roma), fatta eccezione per una discreta comunità cristiana ortodossa siriana e palestinese, che si raduna prevalentemente presso sedi informali ed è oggi in crescita a causa della profonda instabilità del contesto mediorientale.

La Chiesa bulgara, madre di tutta la Ortodossia slava, è stata la più precoce delle Chiese ortodosse ad assumere una dignità patriarcale, più volte persa per ragioni storiche e per conflittualità con il patriarcato ecumenico. Nell’ambito delle autocefalie balcaniche, la Bulgaria è stata l’ultima a ricevere la definitiva ratifica di Patriarcato da parte di Costantinopoli, nel 1971. Convive sul suo territorio con diversi gruppi ortodossi alternativi, non riconosciuti né da Costantinopoli né dallo Stato. In Italia conta solo due parrocchie, a Roma e Milano. Gli ortodossi bulgari in Italia, così come buona parte di quelli georgiani (russofoni), si rivolgono prevalentemente alle sedi afferenti al Patriarcato di Mosca, al quale erano legati fino alla caduta dell’URSS.

Il Patriarcato di Mosca costituisce la comunità ortodossa più importante per estensione, per numero di fedeli e per il prestigio che gli deriva dall’appoggio del più potente Stato dell’Est-Europa. Dal 1990, in una fase di impetuoso ritorno alle chiese dopo l’ateismo sovietico, il Santo Sinodo del Patriarcato russo ha riconosciuto un certo livello di autonomia alle Chiese dei Paesi dell’ex-URSS, che fino ad allora gravitavano sotto il suo controllo. Sono tutt’oggi metropolie del Patriarcato di Mosca, anche se con un certo grado di indipendenza, le Chiese canoniche di Bielorussia, Ucraina e Moldavia, che però convivono con delle Chiese ortodosse concorrenti (Chiese non canoniche tranne che nel caso moldavo, dove è presente anche il Patriarcato di Romania). I fedeli ortodossi residenti in Italia, russi o provenienti da questi Paesi (o da altri Paesi di area slava ma anche caucasica, come la Georgia) si rivolgono alle quaranta parrocchie della Amministrazione delle parrocchie italiane del Patriarcato di Mosca, legate alla Metropolia (con sede a Parigi). Nonostante molte di queste siano di recente formazione, si contano diverse Chiese russe risalenti all’Ottocento (spesso presso le città che erano luoghi di residenza o di pellegrinaggio dei nobili russi, come Roma, Firenze e Bari) o al Novecento, legate alla emigrazione di rifugiati russi durante il periodo sovietico (e quindi contese dalla Chiesa russa all’estero).

Circa la metà delle parrocchie legate a questo Patriarcato in Italia ha oggi un clero proveniente dalla Moldova e celebra prevalentemente in rumeno-moldavo oltre che in russo, vista la cospicuità della immigrazione moldava, oggi prevalentemente di carattere famigliare (così come quella rumena). Diversi fedeli moldavi in Italia, specialmente in assenza di una sede russa con liturgia moldava, frequentano le parrocchie rumene.

Il Patriarcato di Serbia, divenuto indipendente dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1878, conta 8 milioni di fedeli ed è oggi caratterizzato da uno stretto rapporto con il revival nazionalistico e tradizionalistico dello Stato serbo; è presente in Italia, eccezione fatta per le rappresentanze a Roma, solo con una cappellaneria storica nella città di Trieste.

Dopo Mosca, è il Patriarcato di Romania a vantare la Chiesa ortodossa più popolosa (oltre 20 milioni). In forte fase espansiva, si stima che oltre il 90% della popolazione rumena sia ortodossa e che il numero delle chiese in Romania, già elevato sotto Ceaucescu, sia oggi in costante crescita.

Data anche la forte migrazione rumena in Italia, l’Episcopia italiana del Patriarcato rumeno (sotto l’amministrazione della Metropolia Ortodossa Romena dell’Europa Occidentale e Meridionale, con sede a Parigi) è oggi la giurisdizione ortodossa con il più alto numero di parrocchie in Italia. Il numero di queste chiese ammonta oggi a 224 (contando anche le missioni), tutte di recente formazione e in gran parte offerte in comodato dalla Chiesa cattolica. Il loro numero aumenta con una media di cinque nuove parrocchie italiana all’anno, a cui si aggiungono una serie di piccole comunità informali e temporanee, legate alla migrazione piuttosto fluida dei rumeni più giovani, non pochi dei quali hanno fatto studi teologici. Sono presenti inoltre sette monasteri legati al Patriarcato, ed è in fase di istituzione una scuola teologica rumena.

La Chiesa georgiana, strettamente legata alla Russia fino al 1991, è retta da un katholicos con sede a Tbilisi. Conta circa 3 milioni di fedeli ed è l’altra faccia dell’ortodossia nel contesto caucasico, dove convive con la Chiesa pre-calcedoniana armena. E’ presente in Italia con ventidue parrocchie, che rispondono all’Esarcato ortodosso georgiano dell’Europa occidentale, molte delle quali in sedi temporanee.

Fra le Chiese ortodosse scismatiche il gruppo più presente è quello delle comunità del Vecchio calendario: il Sinodo dei Resistenti conta in Italia 9 sedi, a cui si aggiungono 4 chiese rumene. I Vecchio-credenti russi sono invece presenti con una sola sede ufficiale. Si annoverano in Italia inoltre alcune chiese afferenti alla Chiesa ortodossa russa all’estero, che fino al 1990 raccoglieva la maggior parte delle chiese russe presenti in Italia.

L’autocefalia non canonica più rapprentata è quella macedone, con due sedi. Una delle autoproclamatesi autocefalie bulgare, il Sinodo alternativo, e la Chiesa ortodossa ucraina non canonica si sono invece legate in Italia, a delle piccole comunità ortodosse locali, non in comunione e non canoniche, che raccoglievano soprattutto immigrati di fede ortodossa e fedeli cattolici dissidenti, sotto la denominazione di Chiesa ortodossa d’Italia.

Queste comunità sono oggi divise in diversi gruppi, i più significativi dei quali sono Chiesa Vecchio-Cattolica in Italia (entrata nell’organizzazione Nordic Catholic Church) e l’Arcidiocesi ortodossa di Milano, nota anche come Metropolia di Aquileia, organazzitasi col supporto di movimenti Vecchio-calendaristi greci. Contano in tutto una decina di sedi e sono le associazioni religiose più visibili mediaticamente di una variegato mondo di piccole organizzazioni occidentali, ispiratesi a vario titolo al rito, alle dottrine e all’estetica del cristianesimo ortodosso.

Dott. Davide Carnevale – Università di Bologna