MESSAGGIO PER LA FESTA DI VESAKH 2017
Cristiani e Buddisti: percorriamo insieme la via della non violenza
Cari amici buddisti,
1. A nome del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, vi porgiamo i nostri più cari saluti, auguri e preghiere per il Vesakh. Che questa festa arrechi gioia e pace a tutti voi, alle vostre famiglie, comunità e nazioni.
2. Quest’anno vogliamo riflettere con voi sulla necessità urgente di promuovere una cultura di pace e non violenza. La religione è in prima pagina nel nostro mondo, benché talvolta in modi contrapposti. Mentre molti credenti si impegnano a promuovere la pace, altri sfruttano la religione per giustificare i loro atti di violenza e odio. Vediamo offrire alle vittime della violenza guarigione e riconciliazione, ma anche tentativi di cancellare ogni traccia e memoria dell’ “altro”. Si fa strada la cooperazione religiosa globale, ma si assiste anche alla politicizzazione della religione; c’è una consapevolezza della povertà endemica e della fame nel mondo, eppure continua la deplorevole corsa agli armamenti. Questa situazione esige un appello alla non violenza, un rifiuto della violenza in tutte le sue forme.
3. Gesù Cristo e il Buddha hanno promosso la non violenza e sono stati costruttori di pace. Come scrive Papa Francesco: «Anche Gesù visse in tempi di violenza. Egli insegnò che il vero campo di battaglia, in cui si affrontano la violenza e la pace, è il cuore umano: “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive” (Mc 7,21)» (Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2017 “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”, n. 3). Il Papa sottolinea pure che «Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l’inimicizia (cfr Ef 2,14-16) » (ivi). Di conseguenza, «Essere veri discepoli di Gesù oggi significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza» (ivi).
4. Cari amici, il vostro fondatore, il Buddha annunciò anche un messaggio di non violenza e pace, incoraggiando tutti a «vincere colui che è adirato con il non adirarsi, il malvagio con la bontà, il misero con la generosità, e il menzognero con la verità» (Dhammapada, n. XVII, 3). Egli insegnò pure che «la vittoria genera l’inimicizia; gli sconfitti restano nel dolore. Vivono in pace i pacifici, scardinando sia la vittoria che la sconfitta» (ibid. XV, 5). Perciò egli notò che l’autoconquista vale di più della conquista degli altri: «benché uno possa conquistare mille volte mille uomini in battaglia, il più nobile vincitore è in ogni caso colui che conquista se stesso» (ibid, VIII, 4).
5. Nonostante questi nobili insegnamenti, molte delle nostre società devono fare i conti con l’impatto delle ferite passate e presenti causate dalla violenza e dai conflitti. Questo fenomeno include la violenza domestica, nonché la violenza economica, sociale, culturale e psicologica, e la violenza contro l’ambiente, la nostra casa comune. E’ triste che la violenza generi altri mali sociali, e così «la scelta della non violenza come stile di vita diventa sempre più un’esigenza di responsabilità a tutti i livelli» (Discorso del Santo Padre Francesco in occasione della presentazione di Lettere Credenziali, 15 dicembre 2016).
6. Pur riconoscendo l’unicità delle nostre due religioni, verso le quali rimaniamo impegnati, concordiamo che la violenza scaturisce dal cuore dell’uomo, e che i mali della persona sfociano in mali strutturali. Perciò siamo chiamati a un’impresa comune: studiare le cause della violenza; insegnare ai nostri rispettivi seguaci come combattere il male nei loro cuori; liberare dal male sia le vittime sia coloro che commettono la violenza; formare i cuori e le menti di tutti, specialmente dei bambini, ad amare e vivere in pace con tutti e con l’ambiente; insegnare che non c’è pace senza giustizia, né vi è vera giustizia senza perdono; invitare tutti a collaborare alla prevenzione dei conflitti nella ricostruzione delle società frantumate; incoraggiare i mezzi di comunicazione sociale ad evitare e combattere il discorso dell’odio, e i rapporti di parte e provocatori; incoraggiare le riforme dell’educazione per prevenire la distorsione e la cattiva interpretazione della storia e dei testi scritturistici; e pregare per la pace nel mondo percorrendo insieme la via della non violenza.
7. Cari amici, possiamo dedicarci attivamente a promuovere nelle nostre famiglie, e nelle istituzioni sociali, politiche, civili e religiose, un nuovo stile di vita in cui la violenza venga rifiutata e venga rispettata la persona umana. È in questo spirito che vi auguriamo nuovamente una pacifica e gioiosa festa di Vesakh!
Jean-Louis Cardinal Tauran
Presidente
+ Miguel Ángel Ayuso Guixot, MCCJ
Segretario
[Da www.vatican.va]
VESAKH 2017