Le Chiese Vetero-cattoliche dell’Unione di Utrecht

 

STORIA

Con “vetero-cattolicesimo” s’intende un movimento di Chiese cattoliche giuridicamente indipendenti dalla Chiesa cattolica romana.
Il vetero-cattolicesimo deriva dal pensiero delle Chiese dell’Unione di Utrecht. La sede vescovile della città olandese di Utrecht godette sempre di una particolare autonomia: sin dal 1145 i vescovi avevano ottenuto dal pontefice il privilegio di nominare i loro successori. Tuttavia nel 1701 papa Clemente XI dichiara decaduto e sostituisce l’arcivescovo Petrus Codde (1648-1710), accusato di eresia per aver appoggiato i giansenisti – i sostenitori all’interpretazione biblica di Giansenio (1585-1638) caratterizzata da una versione rigida della doppia predestinazione, per la quale l’uomo è destinato al peccato e alla dannazione dall’Eden in poi, mentre solo ad alcuni prescelti è concessa la grazia; i giansenisti continuarono a riconoscere l’autorità di Codde, che perseverò nel nominare i suoi successori. Si aggiunga che nel 1713 il movimento giansenista viene apertamente condannato dalla Chiesa cattolica con la bolla Unigenitus come posizione troppo vicina al protestantesimo.
Nel 1853 fu ripristinata la provincia ecclesiastica dei Paesi Bassi ma alcuni rimasero sempre fedeli ai vecchi vescovi: si generò quindi l’opposizione tra la Chiesa vetero-cattolica o Chiesa dei vecchi cattolici e quella dei “cattolici nuovi”;, che avevano riconosciuto i nuovi vescovi di nomina papale.
La vicenda di Utrecht s’intreccia con gli esiti del Concilio Vaticano I (1869-1870): una minoranza di teologi di lingua tedesca rifiuta la costituzione dogmatica Pastor Aeternus che dichiara l’infallibilità del Papa e garantisce la sua totale giurisdizione su tutte le diocesi. La rottura definitiva avviene nel 1873, quando il tedesco Josef Hubert Reinkens si fa eleggere “vescovo cattolico dei vetero-cattolici” dai vescovi olandesi legati alla sede giansenista di Utrecht: nasce così in Germania la Chiesa vetero-cattolica, seguita di lì a pochi anni da quella svizzera.

Nel 1889 viene rettificata la Dichiarazione di Utrecht, in cui sono compendiati alcuni principi ecclesiastici generali:
1) Il rifiuto dei decreti vaticani del 1870, in particolare del decreto sull’episcopato universale o onnipotenza ecclesiastica del Papa.
2) La volontà di rimanere vincolati alla fede della “vecchia Chiesa” del primo millennio, dal punto di vista teologico e dogmatico (ritiene infatti validi solo i primi sette Concili ecumenici, celebrati tra il 325 e il 787, anche perché i successivi furono celebrati separatamente dalla Chiesa ortodossa e cattolica).
3) Il rifiuto della dottrina sull’immacolato concepimento di Maria (come quello della sua Assunzione) dichiarata nel 1854 da papa Pio IX, giudicato non in linea né con le Scritture né con tradizione dei primi secoli.
4) Il rifiuto delle costituzioni Unigenitus (1713), Auctorem Fidei (1794 – accusava il Sinodo di Pistoia di sostenere la tesi giansenista), il Syllabus (1864) e le decisioni dogmatiche relative alla disciplina prese al Concilio di Trento (1545-1563).

La Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht è oggi diffusa in Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Bosnia, Croazia, Svezia, Finlandia, Francia, Canada e negli Stati Uniti d’America, ed è in piena comunione con la Chiesa anglicana e con la Chiesa episcopale americana. L’unione non ha un numero di Chiese aderenti fisso. La questione del
sacerdozio delle donne, accolto da alcune Chiese dell’Unione di Utrecht, ha provocato discussioni e scismi, in particolare della Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, indipendente dal 2011.
Infatti in Italia la Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht ha avuto, dalla metà degli anni ’90, due sedi principali a Bolzano e Milano, ed altre comunità minori a Roma, Livorno, Firenze e Mantova.
Nel 2011 – in virtù di motivazioni non del tutto chiarite – l’Unione di Utrecht interrompe la missione italiana. È la conclusione di una fase delicata dei rapporti tra le due parti, in dissenso su alcuni punti pastorali e teologici.

DOTTRINA – VARIANTI DALLA CHIESA CATTOLICA

L’assetto dottrinale e rituale della Chiesa vetero-cattolica dell’Unione di Utrecht è molto simile a quello romano, pur con importanti differenze.
La Chiesa riconosce come fonti della rivelazione sia le Scritture che la tradizione; ritiene che lo Spirito Santo proceda solo dal Padre (non condivide il concetto del Filioque); nega l’esistenza del Purgatorio, il quanto tutte le anime possono essere purificate per grazia di Cristo.
La Chiesa Vetero-Cattolica riconosce i sette sacramenti, ma contempla anche una modalità di confessione collettiva. La messa è celebrata secondo il rito romano e nelle lingue nazionali, ma è
ammesso anche il latino o altre varianti liturgiche.
Uomini e donne possono essere chiamati indistintamente da Dio al servizio ministeriale senza obbligo di celibato. Le donne possono accedere fino al diaconato e al sacerdozio, sebbene questa prassi non sia adottata in tutti i Paesi.
Il matrimonio è considerato indissolubile ma in caso di divorzio ogni situazione è valutata singolarmente, concedendo anche la possibilità di contrarre nuovo matrimonio religioso; l’uso della contraccezione è lasciato alla libera scelta dei coniugi.
La Chiesa vetero-cattolica è una chiesa apostolica, ma rifiuta qualsiasi tipo di organizzazione centralizzata e lascia in autonomia le Nazioni. Nelle varie parrocchie un Sinodo, costituito da clero e laici, prende tutte le decisioni ed elegge i vescovi democraticamente. La Conferenza Episcopale Internazionale garantisce la comunicazione tra le varie diocesi.

 

© GRIS – Caterina Fratesi, febbraio 2021