Il Progetto

OSSERVATORIO SUL PLURALISMO RELIGIOSO

Premessa
L’accentuarsi dei processi di globalizzazione e pluralismo non ha portato, come si è a lungo creduto, all’eclissi delle religioni. In molti casi, l’appartenenza e la pratica religiosa sembrano fare da argine al rischio di anomia implicito nel confronto ravvicinato fra culture, stili di vita, valori. La religione acquista oggi una nuova e diversa rilevanza nella vita degli individui e dei gruppi che si manifesta, a volte drammaticamente, all’interno e all’esterno della nostra società. Alla rinnovata pregnanza del fattore religione non corrisponde un adeguato investimento conoscitivo. Il pluralismo è spesso affrontato dal punto di vista demografico, economico o come emergenza sociale, tralasciando le componenti culturali. Riteniamo invece che le politiche di accoglienza per la costruzione di una pacifica “comunità interculturale”, spesso al centro dei programmi politici e amministrativi, dovrebbero prevedere la conoscenza delle diversità culturali e religiose. La creazione di un Osservatorio permanente sul pluralismo religioso vuole rispondere a questa esigenza conoscitiva.
Il pluralismo religioso può essere un fattore di arricchimento culturale. Tuttavia non sempre le religioni sono funzionali al processo di integrazione dei migranti e, in alcuni casi, possono trasformarsi in motivo di chiusura e ghettizzazione, presupposto per lo sviluppo di comportamenti devianti o anti-sociali (si veda in proposito il numero monografico di Religioni e Sette nel mondo: Le religioni degli immigrati come fattore di dis/integrazione sociale, 2009/1). Anche se diversi studi hanno messo a fuoco il tema del pluralismo religioso, è mancata fino a tempi recenti un’indagine sistematica volta a conoscerne la consistenza – quantitativa e qualitativa – e la distribuzione geografica. A tale esigenza ha risposto in parte una ricerca, cui ha collaborato il GRIS, confluita nel volume a cura di Enzo Pace, Le religioni nell’Italia che cambia. Mappe e bussole, Carocci, Roma, 2013. Da essa emergono due aspetti. Da un lato la grande varietà religiosa riscontrabile in ogni parte del nostro Paese. Dall’altro la precarietà di qualunque mappatura, per quanto accurata. La realtà è risultata infatti “liquida”, sia per la mobilità degli aderenti alle religioni, molti dei quali migranti, sia per il succedersi delle diverse generazioni che esprimono esigenze differenziate.

Il progetto
L’Osservatorio nasce dalla costatazione dell’insufficienza di qualsiasi mappatura. Questa infatti, se costituisce un momento ineludibile, fotografando la realtà in un periodo particolare, non è in grado di spiegare le tendenze e le dinamiche del pluralismo. Ciò può farsi solo con un’osservazione prolungata e sistematica, in aree significative, che evidenzi le trasformazioni nei singoli gruppi, la loro mobilità geografica, le variazioni nella loro composizione, nella dottrina e nelle pratiche, le tensioni, le difficoltà di comunicazione fra di loro e con la società.
L’Osservatorio è frutto della collaborazione fra alcune Università italiane e il GRIS – Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa. Da diversi anni il GRIS è impegnato nella raccolta di informazioni sulle presenze religiose. Avendo partecipato a diverse ricerche su questi temi, possiede – nelle aree in cui è attivo – una mappa relativamente esaustiva che costituisce il punto di partenza per il lavoro di aggiornamento e approfondimento qualitativo. Le Università coinvolte sono: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Dipartimento di Sociologia – Centro di Ricerca WWELL); Università degli Studi di Bologna (Dipartimento di Scienze dell’Educazione e Dipartimento di Storia Culture Civiltà); Università degli Studi di Enna “Kore” (Facoltà di Scienze dell’Uomo e della Società); Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo – SAGAS); Università degli Studi di Palermo (Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione); Università degli Studi di Roma “La Sapienza” (Dipartimento di Storia Culture Religioni – Master in Religioni e mediazione culturale). Del gruppo di ricerca fa parte anche l’Osservatorio Pluralismo Religioso di Torino che da diversi anni studia la realtà piemontese.
Ai fini della ricerca l’Osservatorio sottoscrive accordi con associazioni culturali e religiose desiderose di collaborare al progetto. Per la parte riguardante l’Islam è stato sottoscritto un accordo di  collaborazione con l’Associazione per la Fondazione Islamica Italiana, con la Comunità Islamica di Bologna (CIB) e con l’UCOII – Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia.
L’Osservatorio è attualmente attivo in sei Regioni: Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana. Fra le attività previste: la scrittura di rapporti periodici sulle principali dinamiche religiose nelle aree di indagine, l’organizzazione di eventi che coinvolgano diverse realtà religiose e altri eventi aperti al pubblico che socializzino le conoscenze acquisite. L’intendimento è di allargare il progetto ad altre Regioni coinvolgendo Università e Centri di ricerca locali.
In particolare la ricerca si svolge con le seguenti modalità:

  • definizione delle aree in cui si svolgerà la ricerca e formazione delle equipe di ricerca locali;
  • recupero di dati già esistenti e loro aggiornamento utilizzando le notizie reperibili su testi a stampa, in rete e instaurando rapporti con leader e fedeli, che segnalino l’esistenza di realtà più difficili da censire;
  • schedatura delle realtà così rilevate in base ad alcuni parametri (filone religioso, leadership, ritualità, numero di fedeli, storia del gruppo, indirizzo, recapiti) che verranno periodicamente aggiornati;
  • coinvolgimento delle realtà censite attraverso mailing list, newsletter, forum di discussione, social media, ecc.;
  • elaborazione di una mappa “qualitativa” che entri nel merito dei contenuti di fede, della ritualità, della qualità dei fedeli coinvolti e dei cambiamenti che intervengono nel tempo;
  • stesura di rapporti periodici sulle dinamiche religiose all’interno di ciascuna area di indagine;
  • organizzazione di corsi ed eventi (convegni, conferenze, meeting, …) volti alla diffusione delle conoscenze acquisite e alla sensibilizzazione sulle tematiche del pluralismo religioso e del dialogo interreligioso.