Come si prega lungo la via Emilia?

Come si prega lungo la via Emilia?

Il 10 dicembre convegno in Assemblea legislativa

 

Più Chiese che Moschee. Più cristiani che musulmani. Con i cristiani protestanti in forte crescita.

Le “nuove Chiese” sono quasi il doppio delle “nuove moschee”. Lungo la via Emilia, dunque, gli immigrati guardano più al Vangelo che al Corano. E, dati alla mano, frequentare una chiesa aiuta a sentirsi meno soli e meno spaventati, favorendo una più rapida e fruttuosa integrazione.

Il dato emerge dalla ricerca condotta dall’Osservatorio sul il pluralismo religioso-Università degli studi di Bologna in collaborazione con l’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna.

Già la scorsa primavera la prima parte di questo studio (“Monoteismi in Emilia-Romagna. Ebrei, musulmani e cristiani ortodossi”) aveva evidenziato come dal Po all’Adriatico ci fossero quasi lo stesso numero di cristiani ortodossi e di musulmani. La seconda parte dello studio (“Cristiani lungo la via Emilia. Protestantesimo e cattolicesimo tra i nuovi cittadini”) dimostra come, allargando lo sguardo anche a chi, proveniente dall’estero, è di religione riformata o cattolica, la maggioranza (55%) dei fedeli sia cristiano. Ci sono in Regione ben 298 luoghi di culto cristiani: 180 protestanti o pentecostali, 53 di cattolici immigrati e 65 ortodossi, a fronte di “soli” 180 islamici.

Un numero elevato di “chiese”, soprattutto protestanti la cui esistenza si spiega sfatando un altro luogo comune: quello che vuole essere i seguaci di Maometto i credenti più praticanti e fervorosi. Sono invece i cristiani riformati, in particolar modo Pentecostali, quelli che maggiormente entrano in simbiosi con i propri luoghi di culto, creando uno stretto legame tra vita pubblica e vita religiosa: Infatti – spiega il professor Pino Lucà Trombetta, che insieme al collega Giuseppe Ferrari ha curato la ricerca e i volumi – “mentre la maggioranza dei musulmani non sente il bisogno di frequentare con assiduità moschee e altri luoghi di culto, potendo rispettare i precetti religiosi privatamente, per il protestantesimo pentecostale l’esperienza comunitaria è l’essenza della religione visto che avrebbe poco senso dirsi pentecostale senza provare periodicamente e comunitariamente il contatto vivificante con lo Spirito”.

Più in generale è l’intero mondo del protestantesimo ad aver avuto un beneficio (quantitativo e qualitativo): in alcune comunità storiche il numero di immigrati sopravanza quello degli autoctoni. E ciò ha un duplice effetto. Da un lato la presenza di nuovi fedeli rende quelle chiese più visibili e rilevanti. Dall’altro, la sensibilità religiosa degli immigrati costringe queste chiese a interrogarsi sull’identità consolidata nel tempo, a elaborare liturgie e trovare punti di convergenza con i nuovi arrivati.

“L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha voluto e sostenuto questa ricerca e i volumi che ne sono scaturiti e crediamo di aver dato un forte contributo alla conoscenza reciproca nella nostra comunità”, spiega Simonetta Saliera, Presidente del Parlamento regionale che ricorda come “I numeri parlano chiaro: viviamo in una società regionale sempre più composita e pluralista. Dove differenza significa ricchezza, purché la si sappia capire e apprezzare. Il primo modo per non rimanere vittime di stereotipi e luoghi comuni è quello di conoscere i dati e i fatti: ripartire, dunque, dall’oggettività non per una asetticità della ricerca scientifica, ma per avere basi solide su cui pensare e riflettere. per evitare che sulla nostra Regione suoni la campana del razzismo: conoscenza reciproca, relazioni, studio sono gli ingredienti per superare indifferenza e paura. Per contribuire a costruire insieme quella società di diritti e di doveri che discende dalla nostra Costituzione repubblicana, unica garanzia della libertà e del benessere di ognuno di noi”.

I risultati della ricerca e i due volumi saranno presentati al pubblico il prossimo 10 dicembre in un convegno che si terrà nella Sala Fanti dell’Assemblea legislativa regionale in viale Aldo Moro alla presenza, oltre che dei ricercatori e della Presidente Saliera, di autorevoli docenti universitari ed esponenti del mondo delle diverse confessioni religiose.

“L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ho voluto e sostenuto questa ricerca e i volumi che ne sono scaturiti e crediamo di aver dato un forte contributo alla conoscenza reciproca nella nostra comunità”, spiega Simonetta Saliera, Presidente del Parlamento regionale che ricorda come “I numeri parlano chiaro: viviamo in una società regionale sempre più composita e pluralista. Dove differenza significa ricchezza, purché la si sappia capire e apprezzare. Il primo modo per non rimanere vittime di stereotipi e luoghi comuni è quello di conoscere i dati e i fatti: ripartire, dunque, dall’oggettività non per una asetticità della ricerca scientifica, ma per avere basi solida su cui pensare e riflettere. per evitare che sulla nostra regione suoni la campana del razzismo: conoscenza reciproca, relazioni, studio sono gli ingredienti per superare indifferenza e paura. Per contribuire a costruire insieme quella società di diritti e di doveri che discende dalla nostra Costituzione repubblicana, unica garanzia della libertà e del benessere di ognuno di noi”.

I risultati della ricerca e i due volumi saranno presentati al pubblico il prossimo 10 dicembre in un convegno che si terrà nella Sala Fanti dell’Assemblea legislativa regionale in viale Aldo Moro alla presenza, oltre che dei ricercatori e della Presidente Saliera, e i Professori Giuseppe Ferrari e Pino Lucà Trombetta dell’Osservatorio sul pluralismo religioso.